Stop al tabù del vino analcolico: in etichetta "Vino Dealcolato"

Vino dealcolato normativa

Vino Dealcolizzato: Novità Legislative e Opportunità per il Futuro del Mercato

Il 2024 segna un cambio di rotta per l’Italia sul tema dei vini dealcolizzati. Con la bozza di decreto presentata dal ministro Lollobrigida il 26 novembre 2024, il governo apre ufficialmente alla produzione di questa categoria di prodotti, ponendo fine a un periodo di immobilismo normativo che limitava le cantine italiane rispetto ai principali competitor internazionali. Ma cosa cambia, e perché questa svolta è così significativa?

Le Novità del Decreto Lollobrigida sul Vino Dealcolizzato

La recente bozza di decreto rappresenta una svolta storica per il settore vitivinicolo italiano. Il decreto introduce due nuove categorie:

Vini dealcolizzati: gradazione alcolica non superiore allo 0,5%.

Vini parzialmente dealcolizzati: gradazione tra 0,5% e il minimo legale per la tipologia originale (8%-9%).

La produzione dovrà avvenire esclusivamente con metodi riconosciuti dall’Unione Europea, come distillazione sottovuoto e tecniche a membrana. 

Nonostante l’apertura, il decreto impone alcune restrizioni:

Non sarà possibile produrre vini Dop e Igp completamente dealcolizzati.

È vietato aggiungere zucchero, aromi esogeni e acqua, ma è consentito recuperare e riutilizzare gli aromi naturali persi durante il processo, purché in un circuito chiuso.

 

Da “No” ideologico a opportunità economica

Fino a poco tempo fa, il vino dealcolizzato era considerato un’eresia. Il ministro Lollobrigida, in particolare, aveva espresso un netto rifiuto basato su ragioni ideologiche. Tuttavia, l’evidente successo dei vini senza alcol all’estero e le pressioni economiche delle cantine italiane hanno cambiato lo scenario.

Il mercato globale dei vini dealcolizzati è in forte crescita, e il “no” iniziale si è trasformato in un’apertura che guarda all’innovazione e alle opportunità economiche. Come spesso accade, quando in gioco ci sono grandi interessi economici, anche i principi più radicati vengono rivisti.

Paesi come Francia e Spagna hanno già consolidato il mercato dei vini dealcolizzati, dimostrando come questa categoria possa rappresentare una soluzione per le crisi di settore. Le denominazioni d’origine francesi (AOC) sono un esempio di come tradizione e innovazione possano convivere. Ora anche l’Italia è pronta a raccogliere questa sfida.

 La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) sottolinea la necessità di supporto economico per garantire una transizione efficace. Tra le proposte avanzate:

Investimenti per adeguare le tecnologie delle cantine.

Ampliamento degli usi dei sottoprodotti della dealcolizzazione, come il bioetanolo, per altri settori industriali.

Un’altra soluzione proposta è il ricorso al conto-terzismo per la produzione di vini dealcolizzati, consentendo anche alle piccole cantine di accedere a questa nuova opportunità senza dover sostenere costi eccessivi. Se sei interessato  a questo servizio visita: produzione conto terzi made in italy

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In conclusione, il vino dealcolato non rappresenta solo una tendenza, ma una concreta opportunità per rilanciare il settore vitivinicolo italiano. Innovazione e rispetto della tradizione possono coesistere, creando prodotti di alta qualità che rispondano alle nuove esigenze del mercato globale.

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