Vino dealcolato: una storia lunga un secolo

Le origini del vino dealcolato: quasi 100 anni di storia
Il fenomeno del vino dealcolato non è affatto recente. Già negli anni '30 si parlava di bevande a base di vino con un contenuto alcolico ridotto, adatte al consumo in ogni momento della giornata. Oggi, con l'aumento della domanda di alternative no-low alcohol, riscopriamo una tradizione dalle radici profonde che ha attraversato decenni di sperimentazioni, innovazioni tecnologiche e cambiamenti culturali.
Il primo tentativo di ridurre l'alcol nei vini
Nel 1932, "Il Commercio Vinicolo" riportava l'iniziativa di creare vini a bassa gradazione per competere con la birra come bevanda estiva. L'obiettivo principale era risolvere il problema della sovrapproduzione di vino italiano, rendendo il prodotto accessibile a tutti e proponendo un'alternativa versatile adatta a un pubblico più ampio. Già allora si parlava di:
- Vini naturali a bassa gradazione, anche gassati artificialmente
- Succhi d'uva concentrati
- Bibite a base di vino con alcolicità inferiore ai 4 gradi
- Bevande a base di succo d'uva
- Vini aromatizzati e misti, pensati per attrarre anche i consumatori meno abituati al vino tradizionale
Questa ricerca di soluzioni innovative dimostra come la volontà di creare vini più leggeri non sia un fenomeno moderno, ma abbia radici ben più profonde di quanto si possa immaginare.

La ricerca internazionale e l'evoluzione del concetto
Nel 1936, l'argomento raggiunse un livello internazionale grazie a una conferenza dell'OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino). Il progetto fu sostenuto da figure politiche e imprenditoriali come Arturo Marescalchi, che vedeva il potenziale di un'alternativa alcolica meno intensa. Questa visione anticipava di molti decenni la tendenza attuale verso il consumo consapevole e responsabile.
Nel 1937 nacque il "Vituva", un succo d'uva non fermentato promosso per le sue proprietà salutistiche. Nel 1938, la Germania produceva già 15 milioni di bottiglie di succo d'uva analcolico, mentre in Italia il settore si espandeva con 10 stabilimenti dedicati. Si trattava di un'industria in rapida crescita, con una richiesta che superava le aspettative e che poneva le basi per lo sviluppo di nuove tecnologie per la produzione di vini a ridotto contenuto alcolico.
Carl Jung e l'invenzione della dealcolazione sotto vuoto
Un momento fondamentale nella storia del vino dealcolato fu segnato da Carl Jung, un imprenditore tedesco (omonimo del celebre psichiatra), che nel 1908 brevettò il metodo di dealcolazione sotto vuoto. Jung scoprì che, in condizioni di bassa pressione, l'alcol evapora a temperature inferiori rispetto ad acqua e composti aromatici del vino, permettendo così di rimuoverlo senza ebollizione.
Jung sviluppò il processo nel suo stabilimento vinicolo, dando il via a una tradizione che ancora oggi è alla base della produzione moderna di vini dealcolati. Questo metodo si diffuse rapidamente e divenne il punto di riferimento per le aziende che volevano offrire alternative prive di alcol senza rinunciare alla qualità del prodotto. Con il passare degli anni, la tecnica è stata perfezionata, permettendo di preservare ancora meglio gli aromi e le caratteristiche organolettiche del vino originale.
Alberto Bertuzzi e il concetto di "vino per astemi"
Nel 1975, l'enotecnico Alberto Bertuzzi rilanciò il dibattito con il provocatorio articolo "Un vino per gli astemi", pubblicato su "Il Corriere Vinicolo". Secondo Bertuzzi, l'industria vinicola avrebbe dovuto diversificarsi, seguendo l'esempio del caffè decaffeinato e delle sigarette denicotinizzate. Già negli anni '50 esortava i produttori italiani a considerare la produzione di vini a bassa gradazione per adattarsi ai nuovi trend di consumo, consapevole del fatto che il mercato si sarebbe evoluto in questa direzione.
Le sue idee, all'epoca considerate avveniristiche, si sono rivelate incredibilmente attuali. Il concetto di "vino per astemi" non era un modo per snaturare la tradizione vitivinicola, ma piuttosto un'opportunità per ampliarne gli orizzonti, includendo un pubblico più vasto e diversificato.
Il presente e il futuro del vino dealcolato
Oggi, il mercato dei vini dealcolati sta vivendo una nuova era grazie alla crescente domanda di alternative salutari e adatte a tutti. La ricerca tecnologica ha migliorato i processi di dealcolazione, preservando aromi e struttura del vino. Tecniche come l'osmosi inversa, la distillazione sottovuoto e le membrane selettive permettono di ottenere vini di alta qualità, mantenendo intatte molte delle caratteristiche sensoriali.
Le aziende moderne stanno riscoprendo questa tradizione centenaria, dimostrando che il vino dealcolato non è solo una tendenza passeggera, ma una realtà con solide radici nella storia vitivinicola mondiale.
Guardando al futuro, possiamo aspettarci un'ulteriore espansione del settore, con sempre più produttori disposti a investire in questa nicchia di mercato. Il cambiamento nelle abitudini di consumo, il desiderio di una vita più sana e l'interesse per prodotti artigianali e autentici stanno trainando la crescita del settore, che si prospetta sempre più rilevante nell'industria del vino globale. Il vino dealcolato non è più un'alternativa di nicchia, ma un'opzione concreta e apprezzata da un numero sempre maggiore di consumatori.
- Tutti i materiali utilizzati e citati nell'articolo fanno parte dell'Archivio Storico di Unione Italiana Vini
- Tratto in parte da un articolo di Fabio Ciarla e con la collaborazione di Francesco Emanuele Benatti per la ricerca documentale
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